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Oman..Perchè si?

Perchè andare in Oman

Quando ho intenzione di visitare una nazione la prima domanda mi pongo  è perché vorrei andare, cosa mi attrae  e non  solamente cosa vedere.  Voglio viverla e non dire ok ci sono stato.  E allora perché andare in Oman? Un sultanato dalle lunghissime  spiagge, aspre montagne , dune e paesaggi urbani armoniosi.

Per cercare di capire l’Oman bisognerebbe fare un salto indietro nel tempo ed esattamente al 24 luglio 1970 quando il Sultano Qaboos salì al potere deponendo il padre che fuggì nel Regno Unito e regnando poi per mezzo secolo fino alla morte. Fino a quel giorno l’Oman era un paese dove era ancora legale la schiavitù e aveva 10 …si ho detto 10 km di strade asfaltate. Più o meno la distanza che molti di noi hanno tra la casa e il posto di lavoro. L’Oman è grande come l’Italia. Provate a pensare al nostro paese senza asfalto!

Perchè andare in Oman
Muscat

L’Oman ora è un paese con un altissimo tasso di istruzione, strade e ospedali dove le donne studiano e lavorano e con uno dei più bassi tassi di criminalità al mondo. E ti chiedi come un uomo abbia potuto fare pian piano tutto questo negli anni giorno per giorno senza che a noi giungesse notizia . Qaboos ha regnato come monarca assoluto. Una condizione simile la si può trovare praticamente solo nella vicina Arabia Saudita dove però sono palesi le violazioni dei diritti umani. Questo ci dice che non sono le religioni che ci differenziano ma la mente delle persone.

In Oman non ci sono grattacieli; il Sultano Qabo0s che nei primi anni girava nei villaggi e parlava alla radio perché non c’era la  TV ha imposto un’altezza massima di 4 piani per non deturpare il paesaggio.  La sua costruzione più alta è la Grande Moschea Blu che il sultano fece costruire nel 2001 con 91 metri di altezza massima (6 in meno della Torre degli Asinelli a Bologna) Nella sua capitale Muscat le porte medioevali la sera venivano chiuse prima di lui.  

Ah l’Oman non è mai entrato in nessuna guerra!

Tiwi

L’ho girato in bus, in auto, a piedi e autostop.  Non ho mai avuto una sensazione di calma come girando questo paese. Sono passati quasi 10 anni da quel viaggio ma certe cose mi sono rimaste impresse e per questo ne vorrei parlare con voi.

 L’Oman è la sensazione che puoi uscire di casa  lasciando la porta aperte. L’Oman è armonia ammantata dal bianco delle sue costruzioni dagli abiti tradizionali i “disasha” . Giuro di non averne mai visto uno macchiato.

Sur Oman
Sur

Muscat

Strade perfette a doppie corsie, case basse e dipinte, prati verdi. L’impatto di Muscat è quello di un mondo ideale sereno e tranquillo dove la vita scorre lenta.  Benchè ci vivano un milione e mezzo di persone (su una popolazone nazionale di 2.9 milione) all’apparenza non sembra una città ma un grande paese amplificata dal fatto che non esistono costruzioni alte. Come nei nostri paesi dove la costruzione più alta è il campanile della chiesa qui è il minareto. Muscat infatti è un insieme di tanti paesi dispersi su una superficie di 1500 km quadrati (più di Roma)

Un aeroporto tirato a lucido come un’astronave e la benzina che costa circa 40/50 centesimi vi sembrerà subito il posto ideale per una vacanza itinerante alla scoperta di un paese posto  all’estremità di un mercanteggiante  e fiabesco mondo Arabo. Da qui infatti passavano le navi cariche di ogni genere dirette a Zanzibar e nelle Indie.  E da qui partivano anche le navi cariche di incenso destinate a  Roma e alla Grecia. La Strada dell’incenso (Patrimonio Unesco ) fu una delle più trafficate del mondo antico

Ma com'ero giovane!!!

Il mio viaggio di 8 giorni

Arrivai la mattina del 30 dicembre con il mio cappello che mi accompagna da 30 anni quasi  proveniente dalla Giordania e il primo luogo che si pose davanti alla mia vista sulla strada per Muscat fu anche il più appariscente : La Grande Moschea del Sultano (quartiere di Bashwar) che può ospitare fino a 20000 persone è qualcosa di ammaliante.  La terza al mondo per dimensione con la sua cupola d’orata e il minareto di 90 metri (la costruzione più alta in tutto il paese)  fu costruita per volontà del sultano a partire dal 1994 ed è inoltra l’unico luogo di culto islamico aperto ai non musulmani  a testimonianza della saggezza di quest’uomo. Non si è mai saputo il costo perché per Qabos si fa per Allah e non per gli uomini.

Mutrah e il suo tramonto

La visita alla città non può che partire dal suo quartiere centrale che è anche il luogo ideale per soggiornare per poi spostarsi con il taxi. Mutrah da il meglio di se al tramonto quando il sole cala dietro alle montagne  dorando le cupole delle mosche che si affacciano sulle Corniche il lungomare dove si affacciano palazzi d’epoca e minareti che corre lungo tutta la baia. E qui che lo ammirai dall’alto del forte di  Mutrah di ritorno dalla visita al Palazzo Reale.

Dopo un buon riposo il mattino seguente mi infilai un paio di scarpe da tennis e il mio cappello con l’entusiasmo di chi sta partendo alla scoperta. Il primo luogo da visitare al mattino è sicuramente il mercato del pesce dove i pescatori.  Piccolo e pittoresco . Qui si scarica il pescato della notte.  Osservare tutti questi uomini armati di enormi coltelli vestiti con i loro abiti tradizionali  dare colpi decisi sulle assi delle bancarelle mi diede la sensazione di tornare indietro nel tempo con questi gesti che si ripetono di generazione. Consumai le suole quella mattina facendo avanti indietro per le Corniche pensando tra me e me: “Sono a Muscat” (ed era pure l’ultimo dell’anno anche se non si festeggia )

Il Suq: il cuore pulsante. Un mondo coperto e colorato dove le tonache bianche degli omaniti risaltano ancora più. La parola d’ordine è perdersi ma non troppo. Così come la sensazione di voler comprare qualcosa ,un ricordo, un souvenir o qualcosa  di utile. Dopo un po di anni di viaggi però presi una decisione : presi tutti i souvenir comprati durante i miei viaggi e li misi in uno scatolone altrimenti avrei riempito la casa. Perciò mi limitai a guardare. Qui si trova di tutto: coloratissime spezie, oggettistica, abiti e cappelli (il Kuma per gli Omaniti). Situato a 1 km dal mercato del pesce è il più antico del paese. Costruito circa 200 anni fa con foglie di palma e fango per resistere alla alte temperature fu denominato Al Dahlam (buio in Arabo) per le strette vie che non permettevano alla luce solare tanto che si doveva procedere anche con lampade.

Il palazzo reale e la città vecchia

A 2 km da Mutrah percorrendo il lungomare si trova la città vecchia annunciata dalle porte che fino al 1970 venivano chiuse di sera. Qui si trova il palazzo reale Qasr Al Alam.   A guardarlo bene è sicuramente molto  meno appariscente dai dagli opulenti palazzi reali a cui siamo abituati in Europa.  Noterete infatti dalle foto che non è più alto di un palazzo di 3 piani. Costruito nel 1972 anche qui si nota la sobrietà di quest’uomo. I suoi marmi mi diedero la buffa sensazione di domandarmi che quantità immane di Mastro Lindo  avrebbero dovuto usare quotidianamente per tenerlo così luccicante

Verso Sur

Se arrivando in Oman ebbi la sensazione di essere arrivati ai limiti di un mondo arabo forse a Sur ci fui veramente. Uno di quei posti che non sai nemmeno che esistono. Una cittadina di pescatori con barch e colorate ferme su una spiaggia che fanno quasi da tribune a infinite partite di calcio tra bambini e ragazzi come le facevo io nel parchetto del mio paese in provincia di Milano. Un mondo senza playstation. Sur si trova a 200 km a est di Muscat. Ci arrivai in bus passando da una cittadina chiamata Ibra e sfiorando le sue maestose montagne. Quanto avrei voluto visitarle  (così come la città fortificata di Nizwah) ma avevo una settimana di tempo e come sapete sono contrario alla teoria del vedere il più possibile. Non dobbiamo timbrare un cartellino.

Sur è una  città attorniata da torri e castelli  ed è  fu il mio  punto ideale per affittare un auto (essendo da solo optai per una piccola Chevy cioè l’Opel Corsa americana)  ed esplorare i Wadi il Parco delle. Sur con i suoi ampi spazi vuoti ti da la sensazione di essere un punto di passaggio sulla crocevia di un lungo viaggio dove troverete greggi di capre vagare e brucare qualsiasi cosa possibile in una terra così arida.  Difficilmente troverete qualcosa da fare la sera quindi mettetevi l’anima in pace e preparatevi per delle bellissime escursioni.

Oltre Sur..ho affittato un'auto

Dopo aver passato la prima giornata camminando per le vie di Sur e lungo le sue Corniche mi armai del mio spirito di avventura e partii con la mia Chevy. Risalendo sulla cosa trovai dei graziosi villaggi Tiwi e Fins. Poche case bianche affacciate sul mare , lunghissime spiagge come quella di Fins dove l’unica preoccupazione è trovare qualcosa da mangiare che magari dovrai condividere con delle capre affamate.

Il Wadi Tiwi e il Wadi shab: Cosa sono i Wadi? Praticamente un salto nel Giurassico. Sembra di tornare indietro di milioni di anni senza la presenza umana.  Dei canyon scavati nella roccia da acque verdi e limpidissime che quando sono calme diventano della piscine meravigliose. Rocce levigate e acque meraviglio. Nuotando potrete passare anche sotto passaggi angusti quindi  fate anche attenzione.  Più che spiegarvele guardate le foto qui sotto.La cosa buffa è che in quella giornata incontrai  2 volte  un gruppi di Italiani di Avventure nel mondo. La prima volta nel wadi mentre la seconda volta  arrivarono in un ristorante indiano dove mi ero seduto  all’aperto da solo. Provate a pensare nel silenzio totale di una sera a Sur questo gruppo chiassoso?

La riserva Naturale di Ras al Jinz: Questa riserva  a 50 km da Sur è un santuario delle Tartarughe come la tartaruga Liuto che con i suoi 700 kg è la più grande al mondo.  Il periodo migliore per vederle è Settembre ma essendo il clime mite è possibile vederle tutto l’anno. Ci vuole fortuna però. Per vederle nidificare di notte parti alle 2 del mattino con la mia Chevy. Fu un viaggio avventuroso non tanto perché mi fermò la polizia ma perché può capitare che la strada che costeggia il mare viene inondata da corsi d’acqua che si rianimano dopo qualche temporale in montagna che sfociano in mare. Vi assicuro che un Suv è molto meglio in queste occasione per no vedersi l’acqua salire a livello delle ruote (infatti mi infilai con un certo timore dietro un suv che mi aprì la strada)

Quello che mi sono perso

Nizwa: Questa fu la mia lacuna , più delle notti nel deserto che avevo già affrontato in Giordania più sei Monti.  L’antica capitale dell’Oman è  una stupenda città fortificata situata nella zona più selvaggia dell’Oman ma che è raggiungibile anche in bus (non ci sono ferrovie in Oman anche se è in progetto un’alta velocità con Dubai)

Monti Hajar: il 20% dell’Oman è costituito da montagne e questa catena montuosa lo percorre per 600 km arrivando a superare anche i 3000 mt. Qui trovate il jabal Shams soprannominata la Montagna del Sole che è il punto più alto con i suoi 3075 mt e il  wadi an Nakhar, noto come il “Grand canyon d’Arabia”,

Mangiare e bere

Shuwa.  Quest ricetta richiede una lunga preparazione : si marina la carne con spezie, peperoni ed erbe per essere cotta in particolari forni per addirittura 2 giorni.

Mishkak. Spiedini di carne  marinati in salse e spezie come chiodi di garofano, cardamomo e salsa di tamarindo e poi cotti alla griglia.

Ruz al mudhroub. A base di riso bianco servito con del pesce fritto.

Arsia.  carne di agnello cotta con riso speziato.

Khubz. È il pane tipico degli arabi cotto su forni di argilla  a forma di campana rovesciata o di cilindro.

Mashuai. Un pesce arrostito servito con del limone.

Halwa.  E per finire il dolce classico dell’Oman Si prepara con zucchero, semola acqua di rose e un burro indiano aromatizzando con mandorle e cardamomo (insomma lo mettono spesso )

Bevande

Essendo un paese musulmano gli omaniti non consumano alcolici. Si beve il Laban un latte fermentato e salato e il Kawah un caffè forte aromatizzato con ? Cardamomo! Viene accompagnato con Halwa (un dolce) o Lokhemat (palline di farina aromatizzata)

Oltre il mio viaggio: antichi villaggi dell'Oman

Ci sono alcuni luoghi che per non aver avuto abbastanza tempo non ho potuto visitare ma sarebbe un delitto non segnalarveli. Imbattersi in questi villaggi è come fare un salto indietro nel tempo  e a guardare le foto sinceramente mi dispiace ancora di più non averli visti

Birkat Hal Mouz

Situato ai piedi della Montagna Verde “Jebel Akdhar” quindi il punto di partenza per le escursioni verso questo altopiano situato a 2000 mt. Il nome di questo villaggio significa “Vasca delle banane” in quanto è circondato da numerose piantagioni. Nel villaggio trovate una delle moschee  (Al Yaribaha )più antiche dell’Oman  e il Falaj Kathmain un antico sistema di irrigazione patrimonio UNESCO

Birkat (foto Nicoletta Vittori)

Hal Hamra

Uno dei più antichi villaggi dell’Oman con il suo centro abitato costituito da case con soffitti sormontati da travi di palme e fango e paglia

Al Hamra (foto Nicoletta Vittori)

Misfat al Albryyin

Continuando dopo Hamra  verso la catena montuosa del Jebel Shams oltre i 1000 mt trovate questo villaggio.  Pur potendo arrivare in auto bisogna lasciarla fuori viso che è un insieme di vicoli stretti. 

Misfat (foto Nicoletta Vittori)

Ibra

In realtà a Ibra ci sono stato perchè il bus da Muscat a Sur passa proprio da qui tra queste case. A Ibra trovate un luogo di culto veramente particolare: la moschea di Al Qablateen . Ha 2 Mirhab cioè le nicchie che all’interno delle moschee indicano la direzione della Mecca. Nelle moschee ce ne sempre una . La più antica  delle due mirhab è rivolta però  verso Gerusalemme in quanto la costruzione è antecedente al profeta Maometto (1500 anni fa)

Ibra (foto Nicoletta Vittori)

Fanja

Fanja è il primo che incontrate uscendo da Muscat.Si erge su un altura. Sembra un po tutto abbandonato ma è sicuramente suggestivo

Fanja
Fanja (foto Nicoletta Vittori)

Nizwa

L’antica capitale dell’Oman è stupenda città fortificata situata nella zona più selvaggia dell’Oman ma che è raggiungibile anche in bus (non ci sono ferrovie in Oman anche se è in progetto un’alta velocità con Dubai)

Monti Hajar

Monti Hajar: il 20% dell’Oman è costituito da montagne e questa catena montuosa lo percorre per 600 km arrivando a superare anche i 3000 mt. Qui trovate il jabal Shams soprannominata la Montagna del Sole che è il punto più alto con i suoi 3075 mt e il  wadi an Nakhar, noto come il “Grand canyon d’Arabia”,

...e il deserto?

Pensavate che me lo fossi dimenticato? Come si fa a fare un articolo sull’Oman senza il deserto.  In realtà non vi ho detto niente perchè non ci sono stato e quindi non sarei onesto se vi consigliassi cosa fare . Però potete consultare questo blog molto interessate di Nicoletta Vittori. Lei vive a Muscat e saprà consigliarvi.

Dove Dormire a..

Premesso che sono passati degli anni  dal questo mio viaggio vi posso solo segnalare le strutture dove ho soggiornato . Economiche e con una posizione centrale .

Muscat:  Mutrah Hotel Muscat 

Sur: Al Jumhour Hotel Apartments

Spostarsi in Oman

Il modo migliore per spostarsi in Oman è indubbiamente l’auto visto il costo irrisorio della benzina  (circa 50 cent al litro) . Se pensate di fare fuori strada ovviamente è preferibile un 4×4. Ma attenzione se la vostra auto è sporca sarete multati. Collegamenti in bus sono disponibili tra le varie città con la compagnia di trasporto locali ONTC

In Oman non esiste la ferrovia anche se è in progetto una linea veloce con gli Emirati Arabi

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Cambogia: i villaggi galleggianti verso l’Angkor Wat

Navigando verso l'Angkor Wat sul Tonlè Sap, il fiume che torna indietro

Cambogia …estate 2014. Quello che vi voglio raccontare in questo articolo  non è la pedestre cronaca di viaggio ma l’emozione di un singolo giorno. Quasi come una parabola personale.  E per questo devo tornare indietro nel tempo di 8 anni scavando un po nei ricordi. Ma se qualcosa ti ha emozionato non appena ci ripensi la nebbia del tempo si dirada ed i i ricordi riaffiorano come un puzzle che si ricompone.  Durante quel mese di agosto ero  in viaggio da 3 settimane  e di km ne avevo fatti circa un migliaio  partendo da Ho Chi Minh la capitale del Vietnam  per arrivare a Battambang. Vi possono sembrare pochi ma in  queste zone dovete moltiplicare per 3 il tempo necessario per coprire le distanze. E poi l’unità di misura di un viaggio sono le emozioni e non i km.

In Cambogia non esiste  la ferrovia e il modo più comune di viaggiare sono i piccoli bus che  brulicano tra le città  a ritmo lento perché è difficile superare i 50/60 kmh su strade intasata da vecchie motociclette , carri e  bici. La Cambogia con la sua  storia millenaria attorno l’Angkor Wat il più vasto complesso religioso al mondo è affascinante ma allo stesso tempo  tragica essendo uscita da dall’inferno dei Kmher rossi degli anni 70 che sterminò circa il 25% della popola in 4 anni. Scrutando negli occhi le persone di una certa età sedute sul lungofiume del Mekong a Phnon Penh non potevo non pensare quello che avevano vissuto  ed il peso che si portano dentro. Ognuno di loro aveva parenti o amici uccisi dalla follia di Pol Pot.

Una biosfera unica al mondo

La provincia di Battambang si trova nella zona nord-occidentale della Cambogia ed è lambita dalle acque del Tonlè Sap, un fiume che diventa lago e viceversa. Perché qui avviene qualcosa che se non è del miracoloso è davvero incredibile. Durante la stagione estiva a causa dei monsoni le sue acque tornano indietro .  Non confluiscono più nel Mekong ma fanno il percorso contrario ed in questo modo la sua superfice da 2000 km2 arriva a 15/20 mila km (quasi come la Lombardia) diventando il più grande bacino del sud-est Asiatico. Provate ad immaginare il Po o il Tevere che fanno retromarcia.

Cambogia mappa

Un compagno di viaggio

Da una settimana viaggiavo con Aaron un ragazzo dell’Illinois che conobbi su un bus in direzione del delta del Mekong in Vietnam. Avevamo semplicemente scoperto di avere la stessa destinazione  e soprattutto lo stesso modo di viaggiare e così abbiamo deciso di proseguire insieme. A dir la verità nella prima parte del viaggio si aggregarono anche 3 ragazzi di Barcellona che ci trascinarono sull’isola di Phu Quoc. Dei pazzi furiosi che poi se ne andarono nel nord del paese.

 Il nostro era un viaggio a scadenza. Dopo l’Angkor Wat Aaron  se ne sarebbe andato in Thailandia per poi incontrare la sua fidanzata sulla via del ritorno alle Haway mentre  io avrei proseguito verso est in direzione del Laos. Mi piaceva la sua tranquillità , il decidere il giorno prima dove saremmo andati. Sapevo che probabilmente non l’avrei più rivisto in futuro  come così è stato , ma ero felice perché allo stesso tempo sapevo di vivere un’esperienza unica dal punto di vista umano. Due persone che vivono in continenti diversi che si incontrano e decidono di proseguire  insieme. Una quotidianità fatta dal pensare giorno per giorno senza preoccuparci del domani; parlare delle nostre vite, problemi, sogni. Tanto in un modo o nell’altro ci saremmo arrivati in quel posto. E se non ci arriveremo domani sarà il giorno dopo

E così scoprimmo a Battambang che c’era un modo particolare per raggiungere Siem Reap .L’idea di base era fondamentalmente “beh qualcuno ci porterà” perchè quando viaggi in paesi così popolosi come nel Sud-est asiatico hai sempre la sensazione che una soluzione si trova; ma con piacevole sorpresa vidi che era possibile farlo in  barca  (8 h  per circa per un viaggio di meno di 100 km) .

Partenza da Battambang

Acquistai così il biglietto al costo 20 usd (carissimo se pensate che lo stipendio medio è di 80 USD). In Cambogia il dollaro è la moneta più usata  e non vi azzardate a prelevare in un bancomat  la moneta locale (Riel Cambogiano )  . Vi ritrovereste con una montagna di carta  solamente per aver prelevato il controvalore di 50 euro.  L’unica volta che lo feci riempii marsupio praticamente. 

Il giorno prima aveva piovuto tantissimo (vedi foto) ma fortunatmente quella mattina fummo baciati dal sole e fu un sospiro di sollievo. Ci imbarcammo quindi alle 8 del mattino su un’imbarcazione descritta come “fast boat” . Non che ci avessi creduto al momento dell’acquisto ma ci trovammo di fronte alla classica bagnarola con panchine di legno.  Però si poteva starsene in piedi sul tetto per ammirare il paesaggio 

Domande e risposte

La prima domanda che mi posi è come si potesse vivere senza avere la terra sotto i piedi. Qualsiasi cosa tu debba fare al di fuori delle tue “mura dometische” devi scendere in acqua. Ero curioso di scoprirlo. La cosa che mi ha stupito di più fu comunque il benzinaio ovviamente galleggiante. L’imbarcazione partì lentamente con una tale flemma da farmi sorgere i primi dubbi sull’orario di arrivo e su come sarei arrivato a Siem Reap dopo 8 ore su una panca di legno; stretti canali dove non di rado il piccolo battello andava  sbattere contro le mangrovie.   Il guidatore con un lungo palo di legno faceva poi indietreggiare l’imbarcazione per riprendere la via.

Questi villaggi sono costruiti su  palafitte , zattere o su case barca tant’è che si spostano a seconda delle acque visto che il lago si alza anche di 10 mt durante la stagione dei monsoni. Sfogliate le foto qui sotto o guardate il video per rendervene conto. Benzinai , scuole, negozi…tutto sospeso sull’acqua. Il battello funge da trasporto pubblico per gli abitanti di questi villaggi  tant’è che caricammo o scaricammo diverse persone durante il tragitto.

Non so voi come avreste reagito voi ma sinceramente provai quasi un senso di timidezza quando arrivammo verso metà giornata (quindi dopo 4 ore ) e  ci fermammo a pranzare in uno di questi villaggi entrando in un’abitazione . Ma la nostra “invadenza” è il loro sostentamento(il pranzo mi costò 3 dollari, della carne e del riso) . La gente nella miriade (più di 100) di questi villaggi dai nomi così difficili da ricordare  come Chong Khnea, Kampong Phluk e Kampong Khleang  vive di pesca essenzialmente mentre a Siem Reap il turismo la fa da padrone.

Ci fermammo circa un’ora dove con discrezione cercai di osservare la loro quotidianità, come semplicemente fossero organizzate le loro case, la cucina.  o semplicemente la vita al calar del sole. Alla partenza i bambini (per lo più in pantaloncini o nudi) non mancarono di darci un caloroso saluto ognuno dalla porta della loro casa galleggiante.

Le madri del Tonlè Sap

Guardando  negli occhi una madre nella sua dolce discrezione  una domanda te la poni paragonando i suoi problemi ai tuoi. Viaggiare mi ha insegnato anche a dare il giusto peso  ai miei problemi. I bambini qui giocano e si lavano  tuffandosi in acqua. Qui si vive di pesca, il riso (che sostituisce quello che per noi è il pane praticamente) non manca mai ,  ma in Cambogia si mangia di tutto e quando dico tutto includo   anche le tarantole fritte .  La tradizione di mangiare insetti come grilli, scarafaggi  si perde nei secoli di questa affascinante cultura ma questo tipo di prelibatezze  riferito alle tarantole è probabilmente un retaggio della dittatura dei Khmer rossi quando la popolazione fu ridotta alla fame(sono comunque di allevate in buche nel terreno e  non velenose…spero)

Verso Siem Reap

Il paesaggio cambia leggermente nella seconda parte del tragitto dove le mangrovie lasciano spazio a distese di acqua e piante basse  a perdita d’occhio. Ormai era pomeriggio inoltrato e sinceramente non c’era molto da fare se non aspettare di arrivare lentamente verso la meta finale. Io ed Aron passammo le ultime  2 ore seduti sul tetto della barca scrutando l’orizzonte  senza parlare troppo. Ad un certo punto mi sdraiai e scrutando il cielo abbassai il cappello. Passammo per Chong Kneas il villaggio galleggiante più vicino a Siem Reap (raggiungibile anche in bici) forse quello in conidizioni migliori vivendo grazie al turismo provieniente da Siem Reap stessa dove arrivammo  verso le 18. Saltai giù con l’animo di volesse dire “alleluja” Fuori dal molo dove si attracca poi i tuk tuk ti aspettano per portare le persone  in città. La città beneficia in maniera evidente dell’afflusso di turisti. Le strade sono migliori e anche i tuk tuk sono ammortizzati . In confronto a Phnon Penh dove indossavamo una maschera per ripararci dalla polvere durante i tragitti sui carretti qui è un altro mondo. Ovviamente gira anche la prostituzione.

L’Angkor Wat (per chi non lo sapesse è dove è stato ambientato Tomb Raider dell’eroina Lara Croft) è veramente immenso.  Un sistema di templi di circa 40 km Meriterebbe un capitolo a parte ..se troverò le parole giuste ve ne parlerò. 

Essendo passati 8 anni non sto a darvi dei consigli su dove dormire : a Siem Reap potrete trovare una sistemazione adatta alla vostre tasche. Da quelle economiche a quelle di lusso.  Una buona Lonely Planet vi darà dei buoni consigli su come spostarvi ulteriormente in tutta la Cambogia . Ricordatevi che potete trovarle gratuitamente sul sito delle biblioteche pubbliche della vostra provincia.  Un esempio lo trovate cliccando qui sul sito delle bibliotece pubbliche della provincia di Milano: Fondazione per Leggere

Itinerari a Zanzibar

Itinerari e suoni di Zanzibar

Le piccole isole! Le piccole isole sono come un scrigno, bisogna aprirlo e guardarci dentro per scoprire i preziosi custoditi all’interno per poi afferrarli perché è tutto li a breve distanza.  E’ un  venerdì sera di un fine novembre 2019 piovoso in Italia e così mi decido prenotando un volo e tre giorni di albergo a Jambiani; partenza domenica.  Zaino, Lonelyplanet e il mio cappello che mi accompagna dagli anni 90 sarà con me in questo itinerario a Zanzibar.

E cosi mi ritrovo catapultato sull’isola domenica notte,  dove eseguo le solite pratiche del visto e l’autista dell’albergo fuori dall’aeroporto che mi aspetta. Beh guidare di notte qui devi avere 4 occhi, sarà anche la stanchezza del viaggio ma in quell’ora ero davvero felice di non dover guidare.

Vi dico subito una cosa: ho avuto un gran colpo di fortuna nel prenotare l’albergo 24 h prima e non parlo di lusso, servizi ect . Questo piccolo albergo di 6/7 stanze sul mare è davvero una chicca.  Interni in legno, di quel legno che sa di legno e che quando cammini senti lo scricchiolio  con un delizioso soggiorno con balcone vista alba. Biglietto in prima fila e mi godo un’alba fantastica. Insomma chi ben comincia è a metà dell’opera e questo mio itinerario di Zanzibar  prometteva bene

Parti da Jambiani per il tuo viaggio a Zanzibar
Ore 6. L'alba dal balcone del mio piccolo hotel a Jambiani

Itinerari di Zanzibar: Il primo giorno

La prima giornata è un completo relax (se guardate la foto quello era il mio posto “riservato” a 50 mt dal mare).  Psicologicamente è stata la migliore colazione della mia vita. Guardare i colori dell’oceano anche senz’acqua, un cielo azzurro, frutta fresca a volontà. A dicembre poi è il periodo buono per ananas e mango  A Jambiani il tempo passa lento: qualche passeggiata sulla spiaggia, le maree che dipingono ogni giorno un paesaggio diverso.

Arriva la sera ed il lunedì è un must oltre che l’unica opzione: il Red Monkey Lodge organizza una serata musicale con artisti locali e se avrete occasione di guardare il mio video su Youtube capirete che è anche di  buona qualità. Qui praticamente la vita notturna non esiste si gira con le torce per il villaggio. 

A Zanzibar la serata più bella a Jambiani
Il palco al Red Monkey Lodge. Grandissima musica . (guardate il video su Youtube)

Il momento più intenso di tutto il viaggio

Il secondo giorno con un gruppo di ragazzi rumeni che soggiornavamo in albergo facciamo una  veloce escursione al Kuza Cave. Una piccola grotta a pochi km dal villaggio con un’acqua talmente trasparente da sembrare vuota prima di avvicinarsi. Alla fine questo è il senso di  viaggiare da soli. Incontri persone , passi del tempo con loro , sai che probabilmente non li incontrerai mai più ma per quel giorno sono i tuoi migliori amici .

Sono stato talmente bene a Jambiani che il terzo giorno ho deciso di rimanere . Purtroppo l’albergo non aveva camere per il giorno dopo e quindi ho bussato ai vicini ,dove una signora aveva 8 stanze . Facile no?

Non ricordo esattamente il nome ma il suo cuoco mi ha fatto una cena  con i fiocchi. Io e il buio dell’oceano di fronte , un gatto sotto il tavolo.(sono furbi qui).

Zanzibar Cena di fronte all'oceano nel silenzio a Jambiani
Cena di fronte all'oceano nel silenzio a Jambiani

Pescato del giorno impannato al cocco con delle patate. De-li-zio-so!!!Comunque non sono stato tutto il tempo ad oziare anche se non sono il tipo da escursioni ogni giorno, mi piace esplorare ma la vacanza non è una corsa!!!

Una puntata in bici a Paje dove si fa kite surf di martedì con una simpatica mandria di mucche fa su e giù per la spiaggia . Paje è un po un posto da Point Break: easy , sportivo, birra sulla spiaggia e via. Di  mercoledì invece con i miei amici rumeni dopo un caffè all’iconico Rocks Restaurant (un ristorante su uno scoglio a pochi metri dalla riva) siamo ci siamo dedicati a girare nel villaggio e a qualche negozietto sulla via del ritorno sotto una pioggia torrenziale. Qui ho incontrato Mr Respect il fruttivendolo del paese che  con 2 dollari mi ha praticamente riempito  di frutta a pranzo nella sua bottega.

                  Il momento più bello

Vi devo raccontare però del momento più intenso di tutta la vacanza: la serata di martedì presso un piccolo locale chiamato Tropicana gestito penso da polacchi ho assistito ad una scena meravigliosa. Durante l’esibizione di Bond un musicista di Breslavia e della sua band è mancata la corrente. No problem i ragazzi hanno continuato a suonare e la gente ha accompagnato con il battito delle mani l’esibizione nel buio più completo. E’ stato davvero un momento toccante per me.Un viaggio è qualcosa che va ascoltato . Per questo parlo di suoni di Zanzibar così come ve ne avevo parlato nell’articolo sul Montenegro.

Di Jambiani mi rimarranno in mente le partite a calcio in spiaggia davanti all’albergo , il vociare dei bambini (tanti e a dicembre le scuole sono chiuse) e la serenità delle persone. Jambo Jambo:)

Venerdì è ora di partire per Nungwi: prenoto un albergo su booking e dopo un viaggio con un’autista simpaticissimo e con un gran ritmo musicale muovendosi sul ritmo di Harmonize (un famoso artista locale) arrivo all’Atiis Garden Bungalows. E qui la seconda botta di fortuna. Nel giardino c’è un ristorante:  Les Macis . Ci suono buone possibilità che il cuoco sia il migliore della zona. Su 4 sere ho mangiato 3 volte li , anche per comodità ovviamente, ma cheesecake ai frutti tropicali, tartare di pesce , spiedini di ananas.  Mamma mia ragazzi segnatevi questo nome. Ogni tanto manca la corrente questo è l’unico problema perché se attaccano il generatore si decolla e non sia mai che capiti all’ora di cena!

                                Nungwi

Lo spettacolo di Nungwi è il tramonto. C’è vita la sera, si incontra un sacco di gente, botteghe aperte, infinite partite a pallone al tramonto, musica insomma il contrario di Jambiani; dolce e salato. Dipende dai vostri gusti. La mattina dopo si va Kendwa una spiaggia bellissima a 3 km da Nungwi. Si può andare a piedi seguendo la spiaggia ma bisogna guardare le maree prima; fatto sta che quella mattina la marea è alta e me ne vado a piedi percorrendo un sentiero dove incontro un tipo che giaceva (qui lo stress non esiste nemmeno sul vocabolario)  con la sua moto sotto un albero e mi faccio caricare. 3 km ballando sulle buche (ho notato però che nonostante le moto vecchie gli ammortizzatori sono sempre nuovi ) , la polizia che ci ferma , ma alla fine Jambo Jambo arriviamo dietro il Kendwa Rocks . Un succo di canna al volo e scendo in spiaggia. Se volete fare la vacanza da spiaggia e resort a Kendwa  avete solo  l’imbarazzo della scelta stando  sulla spiaggia sotto ombrelloni di paglia o sotto il sole (che picchia come un fabbro) e aperitivi al tramonto . Insomma siamo nel classico posto da vacanza

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Itinerari a Zanzibar.Il tramonto a Nungwi la prima sera
Il tramonto a Nungwi la prima sera

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                          Prison Island

Il tempo passa però, arriva la domenica e bisogna santificarla. Si va a Prison Island e Nakupenda. Queste due mete sono molto più accessibili da Stone Town ma per 50 dollari ,che poi sono diventati 50 euro si va.  La piccolissima  isola di Prison Island ospita questa colonia di tartarughe giganti importate dalle Seychelles nel 19esimo secolo. La più vecchia occhio e croce dovrebbe aver conosciuto Napoleone. Ha 194 anni, il guscio crepato dopo che un ramo gli è caduto addosso durante una tempesta , ma non chiedetemi in quale decennio. Insomma stanno li pacifiche a ruminare lattuga con la loro lentezza. Ah sono un po come i gatti: adorano le carezze sotto il collo e sulla testa.

Fatbike sulla neve

                   

                             Nakupenda

Se Prison Island è piccolissima Nakupenda è minuscola. Praticamente una pennellata di sabbia che Madre Natura ha dipinto con il suo magico tocco. Si attracca e poi si passa qualche ora fino alle  3 del pomeriggio su questa lingua sotto una tenda dove le guide ci preparano un pranzo a base di pesce da leccarsi baffi e vi assicuro che non lesinano sulla quantità. Dal punto di vista economico soldi veramente ben spesi, dal punto di vista emozionale veramente appagante se si pensa che siamo a dicembre poi. Fare questi viaggi quando in Europa è inverno è ancora meglio. Forse è anche superfluo che vi descriva la bellezza di Nakupenda; provate a scriverlo su Google e vi renderete conto! Da film.

La vacanza ormai volge quasi al termine e l’ultimo giorno a Nungwi il cielo è un po terso con l’alta marea che fa dei giochi di luce abbaglianti sul mare. Giro tra le case del villaggio regalando penne e quaderni ai bambini (non regalate caramelle e cibo, litigano tra di loro ) , il “solito” pranzo a base di frutta dal fruttivendolo locale  e qualche parola qua e la .  Come a Jambiani c’è una TV in mezzo al villaggio e la gente si riunisce come una grande famiglia a guardarla .

                 Stone Town e Freddy Mercury

E cosi l‘ultimo giorno arrivo a Stone Town tra i suoi vicoli, le case bianche, gli alberghi, bancarelle , qualche bar dove gustarsi un drink guardando il mare  dove ho proprio la sensazione di ultimo giorno. Ricordatevi che  questo benedetto ultimo giorno  non è mai triste anzi; si chiudono tutti i ricordi in una scatola che nessuno vi potrà mai rubare. Il  cuore. Prima di lasciare l’isola non potevo però non far visita al museo di Freddie Mercury che ha appena aperto. La sua piccola casa natale dove le canzoni dei Queen fanno da sottofondo  osservando lettere, cimeli, foto di un grande artista. Ora è tempo di andare! Ma a Zanzibar …The show must go on!!!    

Informazioni Utili

Prenota un volo con : Skyscanner.com . Controlla il prezzo e poi prenota . Ricorda che è meglio prenotare direttamente sul sito della compagnia aerea con cui volerai che tramite siti terzi (se hai un problema puoi rivolgerti direttamente a loro in aeroporto) Io ho volato con Turkish  a fine novembre . Normalmente i voli con scalo costano meno. 

Visto: fallo in aeroporto con 50 euro e fatti venire a prendere in aeroporto da un autista inviato dall’Hotel. Si entra solo con il passaporto.

Dove ho dormito: a Jambiani al Melik Hotel (30 usd)  ed a Nungwi all’Atii Garden Bungalows. (35 usd). Se il cuoco è ancora quello mangerete alla grande.

Escursioni:  chiedi sempre all’Hotel e poi fai un paragone con quello che ti offrono i beach boys, molto ben segnalato Massimo di Zanzibar che ha anche un gruppo FB in Italiano.

Auto: beh eviterai visto che si guida al contrario. Il trasnfer da Jambiani a Nungwi costa 50 usd